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Ddl anti-corruzione in 5 punti: cosa cambia per privati e pubblica amministrazione

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Con il cosiddetto ‘SpazzaCorrotti’ il governo prova ad arginare un fenomeno che in Italia brucia miliardi, uccide la competizione tra le imprese e inquina la qualità dei servizi

Ieri (6 settembre) il Consiglio dei ministri ha approvato il Ddl anti-corruzione, rinominato dall’esecutivo ‘SpazzaCorrotti’, che adesso dovrà passare al vaglio di Camera e Senato. Cavallo di battaglia del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, si tratta a tutti gli effetti di un provvedimento rivoluzionario che punta ad attenuare fortemente uno dei mali endemici del Paese, ossia la corruzione nella pubblica amministrazione. Il Ddl, però, si concentra anche sulla corruzione fra privati.

Leggi qui l’intervento del presidente di Conflavoro Pmi, Roberto Capobianco

Il disegno di legge è stato fortemento voluto dal M5S, che nelle scorse ore l’ha presentato alla stampa con Bonafede, Luigi Di Maio e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Vorremmo fare ripartire la leva economica del Paese – ha detto il premier – con un ambiente favorevole alla crescita economica e allo sviluppo sociale, ma per essere credibili dobbiamo creare un ambiente di forte contrasto alla corruzione”.

Probabilmente, come già accaduto con il decreto dignità, in parlamento saranno presentati emendamenti volti a modificare in alcuni passaggi l’impianto del Ddl. La Lega, pur appoggiando il provvedimento, ad esempio ha già mosso alcuni dubbi con i suoi esponenti, tra cui il leader e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
 

Daspo per corrotti e corruttori e inasprimento della pena

Consiste nell’esclusione dalla partecipazione agli appalti pubblici per chi ha una condanna inerente a reati di corruzione. Se la condanna è superiore ai 2 anni, il Daspo così come concepito prevede un’interdizione che va da un minimo di 5 anni fino all’interdizione a vita, non revocabile per almeno 12 anni (a cui vanno aggiunti i 3 anni necessari alla riabilitazione).

Per condanne inferiori ai 2 anni, il Daspo va da 5 a 7 anni. L’allontanamento dai pubblici uffici è valido anche se i condannati ottengono la condizionale, il patteggiamento e la riabilitazione.

Inasprimento di pena, infine, per corrotti e corruttori nell’esercizio di funzioni pubbliche. La reclusione minima passa da 1 a 3 anni e il massimo da 6 a 8 anni.
 

Agente sotto copertura e confisca definitiva dei beni

Già previsto per le indagini su mafia e terrorismo, il Ddl lo estende anche a quelle per i reati contro la pubblica amministrazione. Si tratta, a scanso di equivoci, di una figura che svolge un compito completamente differente rispetto all’agente provocatore. Saranno gli agenti delle forze dell’ordine a ricoprire il ruolo.

I beni confiscati ai corrotti in caso di condanna di primo grado, verranno restituiti allo Stato anche in caso di prescrizione o amnistia.
 

La possibilità di pentirsi

Riguarda chi denuncia spontaneamente fatti di corruzione e collabora con la giustizia entro 6 mesi dal reato. Deve trattarsi di un fatto ‘inedito’, non ancora finito sotto indagine. Il pentito dovrà inoltre restituire il maltolto incassato. La novità nella novità vuole che per questo soggetto non siano soltanto previsti sconti di pena, ma anche – in determinati casi dove la collaborazione risulti fondamentale – l’applicazione di una clausola di non punibilità.

 

Corruzione tra privati e appropriazione indebita aggravata, indagini anche d’ufficio

Con il Ddl del ministro Bonafede non sarà più necessaria che la vittima denunci il fatto. I magistrati, infatti, potranno avviare autonomamente le indagini in caso di corruzione e istigazione alla corruzione tra privati.

Avvio autonomo delle indagini anche nel caso in cui il magistrato sospetti l’esistenza del reato. Chi si appropria di denaro altrui, infatti, sarà indagato su decisione del Pm pur senza la denuncia della vittima.
 

Caccia ai faccendieri, veri o millantatori e a chi commette reati contro la Pa dall’estero

Il millantato credito viene assorbito dal reato di traffico illecito di influenze. Il Ddl dunque prevede punizioni anche per chi acquista o vende ‘influenze, vere o inventate che siano.

Inoltre, i cittadini italiani o stranieri che commettono alcuni reati contro la Pubblica amministrazione all’estero, potranno sempre essere perseguiti senza una richiesta del ministro della Giustizia e anche senza una denuncia di parte. I funzionari pubblici e i privati condannati saranno soggetti a sanzioni economiche più alte. La somma sarà proporzionata alla gravità del reato e comunque mai inferiore ai 10mila euro.. La somma sarà proporzionata alla gravità del reato commesso e, comunque, mai inferiore a 10.000 euro.

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