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Manovra, no ad aumento Iva, ma la polemica resta fortissima sui pagamenti elettronici

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30 miliardi di manovra, di cui 23 per evitare impennata dell’Iva. Dai pagamenti elettronici si spera in un gettito di 7 miliardi

Ieri sera (30 settembre) il governo ha dato il via libera alla Nota di aggiornamento al Def, prevedendo una manovra di quasi 30 miliardi. Di questi, il Documento di economia e finanza, propedeutico alla legge di Bilancio, ne prevede circa 23 per azzerare le clausole di salvaguardia dell’Iva nel 2020 e ridurle nel biennio 2021-2022.

Le priorità – spiegano da palazzo Chigi – sono soprattutto gli investimenti sulla green economy e quelli volti a ridurre il cuneo fiscale. Si punta poi a combattere l’evasione fiscale favorendo la digitalizzazione dei pagamenti. Una tematica, questa, su cui ci sono state asprissime polemiche negli scorsi giorni per quanto concerne i modi in cui si pensa di disincentivare il contante. Senza però apparentemente agire, ad esempio, sulle commissioni bancarie per le transazioni elettroniche.

Secondo il governo questo tipo di incentivazione dei pagamenti elettronici (si pensa a un bonus per soglie di spesa a 2.500 euro, da restituire ai contribuenti a inizio 2021 e già ribattezzato ‘superbonus Befana’) porterà un incremento totale del gettito pari allo 0,4% del Pil, traducibile in quasi 7 miliardi euro.

In definitiva, circa la programmazione delle finanze pubbliche, per il 2020 la Nota di aggiornamento al Def fissa il deficit al 2,2% del Pil, con la crescita del Prodotto interno lordo stimata dello 0,6%. L’Italia avrebbe dovuto fissare il deficit all’1,4%: gli 0,8 punti percentuali in più significano 14 miliardi di flessibilità. Da questa cifra, è l’intenzione del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, arriveranno il taglio al cuneo fiscale e gli aiuti alle famiglie.

+++ Scarica la Nota di aggiornamento al Def

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