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Beni strumentali 4.0, Conflavoro PMI: “Raddoppiare credito d’imposta”

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L’associazione guidata da Roberto Capobianco chiede maggiore attenzione per gli investimenti 4.0 delle piccole e medie imprese

In vista della Manovra, Conflavoro PMI sta intensificando le richieste al Governo affinché il DDL di Bilancio sia maggiormente attento alle esigenze delle piccole e medie imprese. Il DDL è ora in discussione nelle Commissioni Bilancio di Senato e Camera (guarda qui il nostro intervento in audizione). Fra i numerosi capitoli su cui il Centro studi Conflavoro si è espresso, c’è quello della riduzione del credito d’imposta per i Beni strumentali per la Transizione 4.0

In particolare, il DDL di Bilancio va a modificare in senso peggiorativo il riconoscimento del credito d’imposta per gli investimenti in Beni materiali 4.0. Il riferimento temporale è quello del triennio 2023-2025. A oggi, infatti, il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del:

20% del costo, per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
10% del costo, per la quota di investimenti tra 2,5 e 10 milioni di euro;
5% del costo, per la quota di investimenti superiori ai 10 milioni e fino al limite massimo di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro.

Conflavoro PMI, invece, chiede che dal 1° gennaio 2023 siano raddoppiati i crediti di imposta rispetto a quanto previsto oggi, passando rispettivamente al 40%, al 20% e al 10%.

L’associazione guidata da Roberto Capobianco chiede il raddoppio anche del credito d’imposta legato a Ricerca e Sviluppo. Il DDL di Bilancio prevede dal 2023 al 2031 un credito d’imposta pari al 10% nel limite massimo di investimento annuale di 5 milioni. Percentuale che Conflavoro propone di portare quindi al 20%.

“È fondamentale continuare a stimolare e sostenere la spesa privata da parte delle imprese. Questo deve accadere anche attraverso la proroga del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali Industria 4.0. Lo stesso vale per gli investimenti in Ricerca e Sviluppo. Non è praticabile – sottolinea Conflavoro PMI – una drastica riduzione delle aliquote agevolative già a partire dal 2022. La riduzione delle aliquote rischia, di generare un trade-off per cui gli investimenti nei settori ‘agevolati’ non solo non saranno più attrattivi ma, addirittura, risulteranno vani in particolar modo per le piccole e medie imprese”.

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