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Adeguamento al Gdpr, il governo ha deciso: per le imprese altri otto mesi di tempo

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Palazzo Chigi approva il decreto di adeguamento e fa salvo per un periodo transitorio l’attuale codice privacy, che poi dovrà comunque armonizzarsi al Gdpr

Il governo ha previsto un periodo transitorio – presumibilmente di otto mesi – per la piena attuazione del controllo, affidato al garante della privacy, sulla protezione dei dati personali nell’era del Gdpr. E’ quanto stabilito ieri (8 agosto) dal Consiglio dei ministri con il decreto legislativo in attuazione dell’art. 13 delle legge 163/2017 relativa all’adeguamento della normativa nazionale alla nuova privacy europea (Reg. UE 679/2016).

Dunque il codice della privacy rimane in vigore, ma dovrà presto armonizzarsi ai principi fissati dal Gdpr, a partire dall’accountabilityGli interessati alla rivoluzione, ma in particolare le micro, piccole e medie imprese direttamente citate dal governo, possono così tirare un po’ il fiato e godere – salvo modifiche dell’ultimo minuto – di una maggiore semplificazione ad hoc.

 

Il governo: “Micro, piccole e medie imprese hanno bisogno di semplificazioni”

“Dopo l’esame di una commissione appositamente costituita si è deciso – spiega un comunicato dell’esecutivo Conte – al fine di semplificare l’applicazione della norma, di agire novellando il codice della privacy esistente, nonostante il regolamento abbia di fatto cambiato la prospettiva dell’approccio alla tutela della privacy rispetto al codice introducendo il principio dell’accountability”.

“Si è scelto di garantire la continuità – sottolineano da palazzo Chigi – facendo salvi per un periodo transitorio i provvedimenti del Garante e le autorizzazioni, che saranno oggetto di successivo riesame, nonché i Codici deontologici vigenti. Essi restano fermi nell’attuale configurazione nelle materie di competenza degli Stati membri, mentre possono essere riassunti e modificati su iniziativa delle categorie interessate quali codici di settore. In considerazione delle esigenze di semplificazione delle micro, piccole e medie imprese, si è previsto che il Garante promuova modalità semplificate di adempimento degli obblighi del titolare del trattamento”.

 

In vista dell’armonizzazione al Gdpr, perché non diventare Data protection officer qualificato?

Con il decreto del governo si manifesta, appunto, la volontà di dare più tempo alle aziende per abituarsi al Gdpr. Ovvero di far convivere, almeno per qualche mese ancora, il codice privacy italiano con il Gdpr. Ma a quest’ultimo, inevitabilmente, il nostro codice dovrà poi conformarsi, specie per quanto riguarda lo spinoso capitolo delle ispezioni.

In particolare resta di fondamentale importanza la figura del Dpo, acronimo di data protection officer, in italiano Responsabile della protezione dei dati. Una figura la cui presenza, anche nei casi in cui non è considerata obbligatoria, è sempre altamente consigliata anche dal garante della privacy. Questo, è da sottolineare, a prescindere dalle dimensioni dell’azienda.

 

Dpo, il lavoro del futuro

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