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In calo i contratti a tempo indeterminato, il presidente Capobianco: “Iniziative strutturali per sostenere l’occupazione”

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Frenano i contratti a tempo indeterminato, l’occupazione non decolla. E gli sgravi del Jobs Act stanno per scadere.

E’ preoccupato il presidente di Conflavoro Pmi, Roberto Capobianco, dopo la diffusione dei dati Inps sui contratti che parlano di un saldo attivo ad inizio 2017 per i contratti a tempo indeterminato, fra attivazioni e cessazioni, che non raggiunge quota 18mila, mentre è una vera e propria impennata per i contratti a termine, in particolare stagionali e di apprendistato.

Un bilancio, questo, che secondo Capobianco evidenzia il mancato raggiungimento dell’obiettivo del Jobs Act, che non avrebbe diminuito il tasso di disoccupazione e, in più, avrebbe aumentato le incertezze per il futuro, come rilevato da più analisi dettagliate sulla misura legislativa: “Dopo i tre anni di sgravi – è questo il pensiero del presidente Roberto Capobianco – nel 2018 le aziende, se non ci saranno nuove misure agevolative, saranno costrette a licenziare e, come naturale corollario, l’indice di disoccupazione potrebbe aumentare, con evidente conseguenze anche sui consumi”.

L’appello che arriva dal mondo dell’impresa alla politica è quello di trovare soluzioni che mitighino questa possibilità, se non proprio iniziative strutturali per rendere più facile l’accesso al lavoro per i disoccupati e la possibilità di assunzione da parte delle aziende: “Come prima cosa –dice Capobianco – come da tempo promesso dai governi di ogni colore, servirebbe l’abbattimento delle tasse sul lavoro, la riduzione del cosiddetto cuneo fiscale, che permetterebbe al lavoratore di avere più soldi in busta paga a fine mese e all’azienda di spendere di meno rispetto al lordo.

Servirebbero, poi, la riduzione della contribuzione Inps e Inail, incentivi alle aziende che assumono e mantengono i posti di lavoro e una maggiore flessibilità in entrata e in uscita. Per non dimenticare che le aziende e anche le famiglie attendono ancora delle soluzioni alternative all’uso dei voucher, promesse dal governo Gentiloni dopo l’abolizione”.

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