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Conflavoro PMI: “Tutelare le aziende debitrici per forza maggiore”

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Il presidente Roberto Capobianco dopo il convegno alla Camera: “Attendiamo proposte del governo, sul tavolo anche le nostre idee per limitare fenomeno dei cattivi pagatori”

La dignità dei debitori. Un titolo eloquente quello del convegno che si è svolto lunedì alla Camera dei deputati e che ha ospitato, fra gli altri, Sergio Bramini, l’imprenditore fallito nonostante vantasse milioni di crediti dallo Stato.

Un titolo, e un contenuto, quello sviscerato da professionisti, analisti finanziari, periti e da imprenditori vittime del meccanismo delle aste immobiliari, che hanno molto colpito il presidente di Conflavoro PMI, Roberto Capobianco. La confederazione delle piccole e medie imprese, infatti, si batte da anni per alcune delle tematiche che sono state presentate al convegno.

Per l’associazione datoriale occorre tutelare con forza il debitore ‘per forza maggiore’, che cioè lo diventa perché, a sua volta, non viene pagato. “Da noi – ricorda Capobianco – è stata presentata al mondo della politica una proposta di legge che guarda alla questione della sopravvivenza delle aziende affrontando il tema dei ‘cattivi pagatori’”.

 

La proposta di Conflavoro PMI: contratto commerciale obbligatorio con sistema a punti

“La nostra proposta – spiega il presidente – prevede di creare un contratto commerciale obbligatorio per i rapporti fra imprese e fornitori, una commissione di certificazione, con apposite clausole di tutela annesse. Un contratto che specifichi azioni e impegni delle parti in ogni possibile circostanza e preveda le modalità di pagamento”.

“Un contratto che dia la possibilità di certificare l’eventuale inadempimento dalle commissioni di certificazioni già istituite dal decreto legislativo 276/2003 e, verificato l’insoluto, emettano un documento che permetta all’azienda creditrice di congelare la fattura emessa. Così facendo sarebbe ricompensata di eventuale Iva e tasse pagate, rimettendo a debito le imposte detratte dal debitore. La funzione di questo strumento sarebbe anche quella di certificato esecutivo per le vie giudiziali”.

“Così – sostiene Capobianco – in tempi senza dubbio più rapidi rispetto alla giustizia ordinaria, le aziende potrebbero esperire il tentativo di conciliazione. O, in caso negativo, ottenere un certificato di inadempienza con cui si dà certezza dell’inadempimento. Con esso, allora, si potrà ricorrere al giudice per veder tutelati i propri interessi. Inoltre permetterebbe di ottenere il ‘congelamento delle fatture’ e, di conseguenza, la compensazione dell’Iva già versata o la sospensione del pagamento della stessa”.

 

Capobianco: “Presto incontreremo di nuovo ministro Bonafede per discutere nostra proposta”

Infine, nella proposta di Conflavoro PMI c’è anche la realizzazione di un albo dei cattivi pagatori. Nell’idea conterrà i dati di coloro che sono stati destinatari di una certificazione di inadempienza contrattuale. “Una sorta di sistema a punti – prosegue Capobianco – con cui si segnala alla comunità degli imprenditori la presenza di un soggetto che non ha onorato le proprie fatture o ha addirittura già ricevuto un certificato di inadempienza. Punti che possono essere ‘recuperati’ nel caso in cui il soggetto in questione si rimetta in regola”.

Una politica, quella di Conflavoro PMI, che ben si concilia, a questo punto, con le proposte al vaglio del governo. L’esecutivo Conte, infatti, vorrebbe mettere mano anche alla legge fallimentare. “Un imprenditore come Bramini – sottolinea Capobianco – ben comprende quali sono le questioni cui ogni giorno devono far fronte le imprese. E in special modo quelle medie e piccole. Bramini ha vissuto sulla sua pelle il problema legato al fallimento indotto dal mancato pagamento, in questo caso della pubblica amministrazione. Per questo siamo pronti a valutare con attenzione le proposte che, con la sua consulenza, proverranno dal governo”.

“Nei prossimi giorni – conclude il presidente di Conflavoro PMI – sottoporremo nuovamente all’attenzione del guardasigilli, Alfonso Bonafede, la nostra proposta, già discussa con lui in passato. Una riforma che potrebbe abbattere notevolmente i costi e i tempi, sia per le aziende sia per la giustizia italiana”.

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