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Ecco cosa prevede per le imprese il contratto di governo del M5S

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Riduzione oneri per PMI, cabina unica per lo sviluppo digitale, stop imposte in determinati casi. Manca, però, lotta alla corruzione

Il Movimento 5 Stelle, poche ore prima che il Quirinale convocasse il presidente della Camera Roberto Fico per affidargli l’incarico esplorativo, ha reso nota la prima bozza del contratto di governo. Il documento è stato redatto da un’apposita squadra allestita professor Giacinto della Cananea, ordinario di Diritto amministrativo presso la facoltà di Giurisprudenza dell’università Tor Vergata.

L’accordo sarà proposto a PD oppure Lega, cioè ai due partiti cui guardano i pentastellati per formare l’esecutivo. In sostanza, dieci punti programmatici su cui fondare un’alleanza di governo a tempo, appositamente vaghi così da poter essere elaborati a fondo insieme all’alleato.

Questa, almeno, è l’idea dei pentastellati. Una serie di proposte che, al momento, non è però stata commentata né dal PD né dalla Lega. Roberto Fico, chiaramente, incontrerà i vertici del Partito Democratico in qualità di figura istituzionale. E’ naturale, però, che il dibattito si concentrerà da subito sui contenuti del contratto di governo.
 

Dalla riduzione della pressione fiscale…

Le PMI “necessitano di un contesto normativo, regolativo, ambientale e fiscale che le protegga”, si legge nel contratto di governo. E, pertanto, il contratto assicurerebbe la presentazione di un apposito disegno di legge ogni anno, entro il 30 giugno, dedicato proprio alle PMI. Attenzione anche alla corretta formazione atta a creare figure professionali adatte al contesto della quarta rivoluzione industriale.

L’eventuale governo, inoltre, si impegnerebbe a ridurre gli oneri amministrativi, fiscali e parafiscali che gravano sulle attività economiche. Sarebbero, poi e in determinati casi, abolite le imposte. Il riferimento è ai negozi sfitti e ai fabbricati destinati alla produzione di beni e servizi di commercianti, artigiani e piccole e medie imprese.
 

… alla digitalizzazione come parola d’ordine

L’accordo proposto dal M5S a chi, tra Lega e PD, vorrà sottoscriverlo, accenna a una nuova pressione fiscale per tutti i cittadini e un diverso approccio alle liti legate all’amministrazione fiscale, nonché la digitalizzazione dei processi di pagamento. Non c’è accenno alla flat tax.

Ecco, il concetto chiave di ogni azione del governo sarebbe ‘digitalizzazione’ e, dunque, lo snellimento burocratico il fine. L’organizzazione al riguardo passerebbe sotto le decisione di un’unica cabina responsabile per la strategia relativa al digitale. Reti a banda ultralarga, comunicazioni elettroniche e alta velocità: sarebbero questi i tre principali campi da sviluppare.

 

Prevista una verifica di metà mandato

Nei dieci punti programmatici del contratto di governo mancano, invece, riferimenti ad azioni precise su temi quali il reddito di cittadinanza, la lotta alla corruzione, la riforma Fornero e quella della Buona Scuola, cavalli di battaglia del Movimento.

“Il contratto prevede naturalmente dei vincoli politici per impedire ad una delle parti contraenti di ignorare l’accordo mettendo a rischio la tenuta del governo. È previsto – ha sottolineato Di Maio – un comitato di conciliazione nominato dalle parti con lo scopo di ricomporre le eventuali divergenze e una verifica sull’avanzamento dei lavori a metà della legislatura appena iniziata, così da garantire ai cittadini piena trasparenza sull’azione di governo”.

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