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Congelamento cumulo pensioni Inps-Professionisti: una guerra da 65 euro

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Scontro totale tra Inps e Adepp, questione rischia di finire in tribunale. Il motivo? Un rimpallo di 65 euro una tantum di costi di gestione. E a rimetterci sono solo i professionisti

 

Costi di gestione per la singola pratica, il pomo della discordia

Il cumulo gratuito dei periodi assicurativi sotto l’ala dell’Inps dovrebbe, anzi avrebbe dovuto, essere ormai solo una formalità. La legge, del resto, è in vigore dal 1 gennaio 2017. Eppure, a 15 mesi di distanza, è caos tra l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale e l’Adepp – Associazione degli enti previdenziali privati. L’Adepp è l’ente che riunisce una ventina tra le maggiori Casse italiane e oltre 2 milioni di professionisti.

Il motivo dello stallo? Una guerra da 65 euro di costi amministrativi gestionali. Costi una tantum per i quali l’Inps ha bloccato le pratiche di cumulo pervenute dai lavoratori iscritti alle Casse. Questi costi, infatti, le Casse pretendono siano a carico dell’Inps. L’Inps, invece, pretende una suddivisione onerosa con la Cassa coinvolta. In sostanza, a rimetterci sono soltanto i professionisti.
 

La dura lettera dell’Inps

In una lettera aperta ai lavoratori delle Casse professionali, il presidente dell’Inps Tito Boeri attacca frontalmente le casse riunite in Adepp. Si legge nella lettera: “Sfortunatamente, i lavoratori interessati [alle pensioni in cumulo, NdR] sono invece costretti ad una ulteriore attesa in quanto l’Adepp, in rappresentanza degli enti previdenziali privati, non ha intenzione di contribuire agli oneri sostenuti dall’Inps per le attività finalizzate all’attivazione, gestione e manutenzione delle procedure amministrative correlata all’erogazione delle prestazioni in cumulo o in totalizzazione”.

“Non c’è nessuna ragione giuridica o economica per cui enti a contribuzione obbligatoria non debbano farsi carico dei costi di gestione legati all’assicurazione obbligatoria dei propri iscritti”. Chiude, quindi, Boeri, invitando i professionisti a rivolgersi alle loro Casse di appartenenza affinché siano spinte, nell’interesse dei professionisti stessi, “alla responsabilità e alla ragionevolezza”.
 

La risposta piccata dell’Adepp

Una lettera, quella dell’Inps, che non è stata assolutamente digerita dall’Adepp: “Fomentare pubblicamente i contribuenti delle Casse professionali contro i propri rappresentanti istituzionali – afferma il presidente Alberto Oliveti –  dichiarandoli sostanzialmente degli irresponsabili che ostacolano l’attuazione di un diritto come la mobilità dei lavoratori tra gestioni diverse, dimostra un insufficiente senso civico e una dubbia adeguatezza al prestigioso ruolo ricoperto”.

“Nel merito della convenzione [un accordo sulle modalità procedurali firmato lo scorso mese da Inps e Adepp, NdR] è bene chiarire che la normativa impone la gratuità dello scambio dei dati tra pubbliche amministrazioni, tanto è vero che per gli analoghi compiti assegnati all’Inps dalla legge per quanto riguarda la totalizzazione, nessun onere è stato mai richiesto alle Casse professionali dall’Istituto”.

Oliveti critica soprattutto il passaggio della lettera in cui Boeri afferma che non ci siano ragioni giuridiche per non contribuire ai costi. “Viceversa, ora il presidente dell’Inps si ostina a reclamare, in violazione della norma, il riconoscimento di un rimborso spese (65 euro) per ogni pratica di pensione in cumulo e, in forza della nuova convenzione, anche in totalizzazione”.

Oliveti, in sostanza, rimarca una mancanza di fondamento nella richiesta di Boeri. Questo, afferma, anche a seguito di un maggior finanziamento (89 milioni annui) che lo Stato ha riconosciuto all’Inps per l’estensione del cumulo alle Casse professionali. “Queste risorse sono finanziate con le tasse pagate da tutti i contribuenti italiani, compresi i professionisti e le loro Casse. Sarebbe una discriminazione inaccettabile imporre ai nostri iscritti di pagare lo stesso costo due volte”, incalza Oliveti.
 

“Se Inps non paga, questione finisce in tribunale”

L’Adepp, in ogni caso, ha già fatto la sua contromossa: ieri (20 marzo 2018) le Casse dei professionisti hanno firmato le convenzioni sul cumulo e le hanno inviate all’Inps via Pec. Secondo l’ente, questa azione rimuove “l’ultimo ostacolo formale al pagamento degli assegni a chi ha già fatto domanda. Con quest’atto le Casse intendono togliere ogni alibi all’Istituto pubblico, che da mesi sta ritardando l’adempimento di una legge. Se l’Istituto continuerà a non pagare, d’ora in poi gli interessati potranno azionare eventuali rimedi giudiziari nei confronti dell’Inps”.

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