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E-fattura senza sanzioni per nove mesi, ipotesi per la sicurezza delle aziende

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Dopo il botta e risposta tra garante privacy e Mef negli scorsi giorni, il governo pensa di prolungare i tempi della moratoria già prevista con il decreto fiscale

Continua la battaglia sulla fatturazione elettronica. Non si attenuano infatti i malumori a pochi giorni dalla bocciatura da parte del garante della privacy per motivi relativi alla sicurezza dei dati personali dei contribuenti e dei segreti aziendali. Alle osservazioni del garante è già seguita l’ipotesi di escludere dalla E-fattura medici e farmacisti, ma sembra non bastare. Per il garante la fattura elettronica non è conforme a quanto previsto dal Gdpr e, in ogni caso, il compromesso avanzato dal ministero dell’Economia sui camici bianchi (categorie che, appunto, hanno a che fare coi dati sensibili), non tiene conto delle potenziali criticità in capo alle imprese.

Ma ormai manca ormai soltanto un mese all’introduzione della E-fattura. Così, per cercare di non rimandarla oltre l’1 gennaio 2019 giorno in cui è previsto l’avvio, la possibilità messa adesso sul banco dal governo è una sorta di moratoria per i primi nove mesi, fino a settembre 2019. Le modifiche in questione sono già state annunciate da Massimo Bitonci, sottosegretario in quota Lega al Mef, durante gli ultimi lavori in commissione Finanze al Senato.
 

Lo slittamento ipotizzato

Si tratterebbe, in sostanza, di allungare di un altri trimestre la fase soft relativa alle sanzioni. Il decreto fiscale (Dl 119/2018) all’articolo 10 già prevede una sorta di fase di transizione valida fino al 30 giugno 2019. Nel dettaglio, non si applicano sanzioni qualora la fattura venga emessa in ritardo, ma comunque entro il termine di liquidazione periodica dell’Iva. E, inoltre, le sanzioni sono ridotte dell’80% se l’emissione avviene entro il periodo di liquidazione Iva.

Attraverso la riformulazione degli emendamenti al decreto fiscale, il regime sanzionatorio potrebbe pertanto slittare di altri tre mesi. Questo per dare tempo all’agenzia delle entrate e ai tecnici ministeriali di approntare le modifiche di cui ha richiamato la necessità il garante della privacy. Inoltre, ciò permetterebbe una più accurata verifica del sistema telematico di trasmissione. Del resto, già in passato con altri strumenti (vedi Spesometro) imprese e addetti ai lavori hanno subìto non pochi disagi.

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