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Elezioni affluenza flop, Conflavoro: “Partiti ripartano da famiglie e imprese”

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L’astensionismo è l’appello più ‘forte’, per il presidente Roberto Capobianco serve giro di vite su burocrazia, tasse e inflazione materie prime

La tornata elettorale appena conclusa ha decretato un solo drammatico vincitore: l’astensionismo. Oltre la metà degli aventi diritto, infatti, ha deciso di non andare a votare, confermando la sempre più forte disaffezione alle urne che, ormai da qualche anno, caratterizza i cittadini italiani. Si tratta di una pericolosa spirale, causata non solo dagli errori e dagli ingiustificabili ritardi della nostra politica ma anche, e soprattutto, della crescente distanza tra questa e il mondo reale.  Come si evince dai dati sotto riportati, a livello nazionale, le elezioni amministrative 2021 hanno fatto registrare un calo medio di oltre 8 punti percentuali di affluenza rispetto alle stesse elezioni svoltesi nel 2016.

amministrative1 2021“Invito tutte le forze politiche a riflettere profondamente sul quadro post-elettorale” – commenta Roberto Capobianco, presidente nazionale di Conflavoro PMI – “Se manca all’appello una parte consistente dell’elettorato non è certo un segno positivo, bensì l’emblema di un decisore sempre più lontano dalle vere esigenze di famiglie e imprese, attanagliate dal peso di tasse, burocrazia e dell’emergenza sanitaria che, purtroppo, tarda ancora a placare i suoi effetti e a cui va già sommandosi una nuova ondata di inflazione delle materie prime, che raggiungerà il picco negli ultimi mesi del 2021”. 

A ben vedere, lo spaccato che emerge dall’analisi delle percentuali nei principali capoluoghi di regione è ancor più drammatico.

amministrative2 2021Oltre Milano e Torino, che hanno scelto il proprio Sindaco con meno del 48% degli elettori, a Roma, Capitale d’Italia, al ballottaggio hanno espresso la preferenza solo 4 cittadini su 10. Dati che diventano più preoccupanti se, in aggiunta ai non votanti, si considerano tutti coloro che, pur recatisi al seggio elettorale, hanno espresso un voto nullo o non hanno espresso alcuna preferenza, probabilmente in segno di protesta.

“Sono numeri che non si erano mai visti prima, senza dimenticare il crollo che sta caratterizzando anche le elezioni politiche nazionali. Se nel 2013 hanno votato il 78% degli italiani e nel 2018 il 73%, il dato più basso della storia repubblicana, di questo passo nel 2023 si registrerà una ulteriore flessione, fino ad arrivare a perdere oltre il 10% dell’elettorato in dieci anni”.

“Il segnale è chiaro: gli ultimi dati ISTAT confermano l’ulteriore riduzione della fiducia delle imprese, soprattutto nell’industria manifatturiera e nel commercio al dettaglio, rispettivamente da 113,2 a 113,0 e da 113,6 a 106,8. Pertanto – conclude Roberto Capobianco – è quanto mai indifferibile proporre un progetto politico articolato, solido e, soprattutto, condiviso dalle famiglie e dalle migliaia di piccole e piccolissime aziende che fanno grande l’Italia. Perché è da come si muoveranno i partiti che dipenderanno le decisioni di quell’elettorato che si è astenuto e, quindi, il futuro del nostro Paese”.

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