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M5S – PD, via libera sul filo del rasoio al governo Conte bis. Le tappe della crisi

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Un agosto infuocato e sul piatto ogni opzione fino all’ultimo secondo: dal governo tecnico alla riedizione dell’esecutivo M5S – Lega al voto anticipato. Cosa è accaduto e cosa accadrà adesso?

A una settimana dalle dimissioni di Giuseppe Conte con l’ufficializzazione della crisi di governo, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico hanno trovato oggi (28 agosto) l’intesa per formare un’inedita maggioranza parlamentare a sostegno di un nuovo esecutivo. Dopo il braccio di ferro delle ultime ore è infatti caduto il veto del Pd sul nome dello stesso presidente del Consiglio dimissionario, che probabilmente salirà al Quirinale già stasera e riceverà l’incarico per formare un Conte bis. Il premier incaricato potrebbe avere una ulteriore manciata di giorni per allestire la nuova squadra di ministri. 

 

Al Senato la nuova maggioranza ha bisogno del Gruppo Misto

Con oggi, infatti, il presidente Sergio Mattarella completerà il secondo e ultimo giro di consultazioni al Colle iniziato ieri. Una formalità per ascoltare le forze politiche di Camera e Senato (la nuova maggioranza giallorossa avrà anche bisogno del voto di una manciata di senatori del Gruppo Misto) e trarre dunque le conclusioni sulla crisi. Solo allora potrà prendere il via l’iter per la fiducia al Conte bis in aula.

 

Gli ultimi venti giorni del governo gialloverde

Il primo governo Conte, entrato in carica il 1° giugno 2018, è durato poco più di 14 mesi, ma ha iniziato a scricchiolare già dopo le ultime elezioni europee, con il ribaltamento di peso percentuale tra Lega e 5 Stelle. Mesi di strascichi e polemiche interne fino ad arrivare, lo scorso 8 agosto, alla nota con cui il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini con cui la Lega informava che non esisteva più la maggioranza gialloverde. Una nota che ha anticipato di poco la mozione di sfiducia presentata in Senato nei confronti di Conte dal capogruppo Lega Massimiliano Romeo.

 

Il ‘ritorno’ di Matteo Renzi

Sono quindi seguiti giorni di caos, accuse reciproche e polemiche a non finire sull’opportunità di andare al voto già questo autunno, tempistica che, in caso di elezioni politiche, non si verifica in Italia da un secolo. Si è però presto palesata la possibilità di una nuova maggioranza tra M5S e Pd, già paventata un anno fa ma bloccata sul nascere da Matteo Renzi.

E’ stato invece lo stesso senatore fiorentino, nei giorni di crisi e anticipando la discussione di palazzo Madama, a ‘ufficializzare’ la disponibilità del Pd a una trattativa. I gruppi parlamentari, difatti, sono ancora composti soprattutto dai cosiddetti ‘renziani’, anche se il partito è adesso sotto la segreteria di Nicola Zingaretti, a capo di un’altra corrente.
 

La resa dei conti al Senato e l’accordo giallorosso

Ancor prima dell’apertura ‘ufficiale’ di Renzi, il 13 agosto il Senato si è quindi riunito per decidere in merito al calendario dei lavori, deliberando di ascoltare Conte in aula il 20 agosto. Anche sulle date sono piovute polemiche poiché ai tempi (una settimana che sembra un’intera era politica) era ancora forte l’idea di un voto anticipato a fine ottobre prossimo.

Il 20 agosto, a palazzo Madama, con a fianco proprio Salvini ai banchi del governo, Conte ha quindi parlato con toni durissimi e accusatori verso l’ormai ex ministro dell’Interno, portando alla luce i fortissimi malumori degli ultimi mesi. Dopodiché si è recato al Quirinale per dimettersi.

Il 21 e 22 agosto il presidente Mattarella ha svolto le consultazioni concedendo alle forze politiche alcuni ulteriori giorni per trovare un accordo. Nel frattempo sembrava possibile addirittura una riedizione del governo M5S – Lega, con un passo indietro da parte di Salvini e l’allontanamento di Conte, e un rimpasto di governo potenzialmente guidato da Luigi Di Maio.

Non se ne è fatto nulla, mentre gli incontri tra 5 Stelle e Partito Democratico hanno visto un’impennata nelle ultime ore fino all’ok tiratissimo per un Conte bis, proprio quando sembrava stesse per saltare l’accordo. Sul piatto, soprattutto, i nodi manovra (revisione in vista per Quota 100 e reddito di cittadinanza?) con lo stop all’aumento Iva e il probabile, completo depotenziamento dei decreti Sicurezza voluti proprio dalla Lega.

Le prossime scadenze economiche

Per il 27 settembre il nuovo governo deve presentare al parlamento la nota di aggiornamento al Def. Entro il 15 ottobre va inviato il Documento programmatico di Bilancio a Bruxelles e, poi, tocca alla legge di Bilancio vera e propria, da presentare alle Camere per il 20 ottobre e da approvare entro il 31 dicembre, pena l’esercizio provvisorio. Che, a questo punto, è scongiurato.

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