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Pensioni, Conflavoro PMI: “Non serve pallottoliere, investire sui giovani”

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L’appello del presidente Roberto Capobianco: “Discorso sulle pensioni non sia slegato da un piano strutturale di incentivi alle assunzioni delle nuove generazioni”

Fino al 31 dicembre 2021 è in vigore Quota 100 (DL 4/2019) che prevede l’addio al lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi. La certezza è che la misura cesserà con l’inizio dell’anno nuovo, ma non c’è l’intenzione di tornare (non immediatamente, quantomeno) a quanto previsto dalla cosiddetta legge Fornero. In questi giorni, dunque, si sta accendendo il dibattito su quale strada intraprendere tra quota ‘unica’ e quote ‘mobili’, con queste ultime che mantengono una soglia fissa dei 64 anni di età e alzano il requisito contributivo (38 anni nel 2022, 39 nel 2023 e 40 nel 2024).

Quel che non sembra stia rientrando appieno nel dibattito istituzionale, però, è la spinta verso il ricambio generazionale. Difatti, i dati ufficiali parlano chiaro: in media, per 100 lavoratori andati in pensione ne sono stati assunti solo 40. Il tasso di sostituzione è stimato essere stato dello 0,4 in ognuno dei tre anni di applicazione di quota 100. Ecco perché Conflavoro PMI chiede maggiore attenzione verso le nuove generazioni non soltanto con le buone intenzioni, ma con mirati piani di sostegno alle aziende che assumono.

Disoccupazione giovanile italiana un terzo più alta della media Ue

“Il dibattito sulle pensioni? Il passaggio generazionale non si fa con il pallottoliere, tra ‘quote mobili’, Quota 102 o 104, ma con investimenti, sgravi e attenzione specie alle realtà imprenditoriali più piccole. Quelle – ricorda il presidente di Conflavoro, Roberto Capobianco – che preferiscono arrangiarsi invece di assumere poiché non in grado di pianificare un futuro sereno né di poter scommettere sui nostri giovani, formandoli e facendoli crescere in azienda”.

“Basti vedere gli ultimi dati Eurostat sulla disoccupazione giovanile: mentre in Ue si attesta al 16,4%, in Italia è oltre un terzo più dilagante, ancorata al 27,3%. Occorre guardare alle esigenze ormai storiche delle PMI e interrompere una volta per tutte questo circolo vizioso, prima che la piccola e media imprenditoria finisca per scomparire. Cambiamo strada adesso con i fondi del Pnrr e lo stop al Patto di stabilità – conclude il presidente di Conflavoro PMI – oppure non lo faremo mai più e l’Italia si troverà ogni due o tre leggi di Bilancio a cercare un modo per far andare giustamente in pensione chi lavora da 50 anni, lasciando però i giovani con il cerino in mano, incapaci di crearsi un futuro e precari a 40 anni”. 

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