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Direttiva Case green, Capobianco: “Impossibile rispettare le tempistiche imposte”

Secondo la direttiva, gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D dal 2030

Il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva Case green. Un nuovo passo avanti sul provvedimento tanto discusso che porterà più efficienza energetica e punterà sulle rinnovabili. 

Direttiva case green, cosa dice il testo

Il testo approvato prevede la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033 per gli edifici residenziali. L’obiettivo della direttiva è di agire prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori, che andranno così collocati dai diversi paesi membri nella classe energetica più bassa, la G. In Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di 12 milioni, secondo l’Istat).

Per gli edifici non residenziali invece la direttiva case green dà indicazioni su impianti solari e nuove costruzioni. Già a partire da gennaio 2026 scatta l’obbligo di realizzare i cosiddetti Zeb (zero emission buildings) per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di enti pubblici. Negli altri casi la scadenza è il 2028.

Dal recepimento della direttiva case green gli impianti solari diventeranno quindi obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali. Il 31 dicembre 2032 l’obbligo scatterà per tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti. 

Gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D dal 2030.

Potranno essere esclusi dal raggiungimento degli obiettivi di efficientamento del parco residenziale gli edifici protetti di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri.

Il commento del presidente Conflavoro PMI, Roberto Capobianco 

“Bene la lotta al cambiamento climatico e l’attenzione allo sviluppo sostenibile. Se pur i presupposti indicati nella direttiva case green siano condivisibili, alle attuali condizioni, nel nostro Paese, sarà impossibile raggiungere l’obiettivo. Servono tempistiche più graduali e sostenibili altrimenti le nostre imprese non potranno stare al passo. C’è sì il caro-energia da combattere, ma c’è anche l’inflazione ai massimi livelli, il rialzo dei costi delle materie prime. Anche l’edilizia nel nostro Paese sta vivendo un momento di stallo dovuto al blocco della cessione crediti del Superbonus e questo è e sarà un ostacolo molto significativo per tutto l’indotto edile. Confidiamo che il governo trovi la giusta quadra e offra sostegno alle imprese per la transizione ecologica tramite incentivi e finanziamenti agevolati certi volti a favorire crescita, sviluppo e competitività”.

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