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Terzo Settore

EFRAG e CSRD, equilibrio tra semplificazione e sostenibilità

La comunicazione della Commissione Ue all’EFRAG conferma la volontà di revisionare gli ESRS per la semplificazione degli oneri amministrativi delle imprese

di Oliviero Casale – Componente CTS Terzo Settore Conflavoro

La recente comunicazione ufficiale della Commissione Europea indirizzata all’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), datata 27 marzo 2025, conferma la volontà dell’Unione di avviare una revisione significativa degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). L’obiettivo dichiarato è ridurre gli oneri amministrativi a carico delle imprese, senza tuttavia compromettere gli obiettivi fondamentali del Green Deal europeo. Equilibrio tra semplificazione e sostenibilità, dunque, al fine di avviare un cambiamento strutturale.

Proposto atto per semplificazione ESRS

Tale revisione si inserisce nel più ampio pacchetto “Omnibus”, adottato dalla Commissione il 26 febbraio 2025, volto a semplificare la normativa dell’Unione, migliorare la competitività e liberare nuova capacità di investimento. Nell’ambito di questa iniziativa, è stato proposto anche un atto delegato per la semplificazione degli ESRS, in linea con le indicazioni contenute nel memorandum tecnico della Commissione stessa.

La posizione del CTS Terzo Settore di Conflavoro

Il Comitato Tecnico Scientifico per il Terzo Settore di Conflavoro accoglie con attenzione il contenuto di tale documento, che rappresenta un punto di svolta importante nel dibattito europeo sulla sostenibilità d’impresa. In particolare, è significativo il riconoscimento da parte della Commissione dell’impegno attivo dell’EFRAG nella semplificazione tecnica degli standard, come dichiarato nella comunicazione: “Apprezzo molto la dichiarazione pubblica del Sustainability Reporting Board che esprime unanime disponibilità a partecipare alla proposta di semplificazione degli ESRS”.

La sostenibilità, per il mondo delle piccole e medie imprese e per il Terzo Settore, non è una questione accessoria, ma un fattore imprescindibile di evoluzione e responsabilità sociale. Tuttavia, è altrettanto vero che l’attuazione degli standard europei – anche per le imprese non obbligate dalla CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) – comporta una crescente complessità gestionale, organizzativa e culturale. Le difficoltà nell’interpretazione dei requisiti, nell’applicazione del principio di materialità, nella raccolta dei dati e nell’allocazione delle risorse per la rendicontazione non possono essere ignorate.

In questo quadro, la semplificazione richiesta dall’EFRAG e accolta dalla Commissione può rappresentare un’opportunità concreta solo se non si traduce in un abbassamento dell’attenzione verso i temi ambientali, sociali e di governance, ma diventa una leva per coinvolgere attivamente le imprese – anche quelle di minori dimensioni – in un paradigma di sostenibilità realmente accessibile, praticabile e misurabile.

Il documento chiarisce che la revisione dei delegati ESRS dovrebbe includere:

  • la riduzione dei datapoint obbligatori meno rilevanti;
  • la priorità ai dati quantitativi rispetto ai testi narrativi;
  • una distinzione più chiara tra obblighi e aspetti volontari;
  • l’allineamento con altri atti legislativi dell’UE;
  • una semplificazione della struttura e della presentazione degli standard;
  • indicazioni più chiare sull’applicazione del principio di materialità.

Transizione sostenibile anche per chi non è tenuto alla rendicontazione

In questo contesto, la Commissione sottolinea l’importanza di mantenere elevato il livello qualitativo e di coerenza internazionale, affermando che “la revisione rafforzerà ulteriormente l’elevato grado di interoperabilità con gli standard globali di rendicontazione di sostenibilità” e chiedendo all’EFRAG di “garantire il livello atteso di qualità basata su evidenze” nell’elaborazione del parere tecnico.

Si tratta di elementi che, se ben implementati, potranno agevolare una transizione sostenibile anche per quegli attori economici e sociali che oggi non sono formalmente tenuti alla rendicontazione, ma che, per scelta strategica, desiderano adottare strumenti di misurazione dell’impatto e della performance ESG.

L’auspicio del CTS Terzo Settore è che tale processo di semplificazione diventi anche l’occasione per sviluppare un dialogo più strutturato con le imprese, le reti associative, gli enti di terzo settore e le organizzazioni professionali, in modo da rafforzare la cultura della sostenibilità, valorizzare le buone pratiche esistenti e costruire strumenti che siano al tempo stesso rigorosi nei contenuti e sostenibili nei processi.

Il Terzo Settore come punto di riferimento

In tale prospettiva, il Terzo Settore può e deve essere protagonista, portatore di istanze legate al bene comune, inteso come valore condiviso e responsabilità collettiva, e testimone di una capacità rigenerativa dei sistemi sociali ed economici, che oggi possiamo riconoscere come forma evoluta di antifragilità. È proprio nei contesti più fragili che molte organizzazioni del Terzo Settore dimostrano come l’incertezza possa diventare occasione di trasformazione positiva, generando innovazione sociale, inclusione e nuove economie di impatto.

Il processo di revisione degli ESRS rappresenta quindi una sfida strategica: non solo semplificare, ma favorire una sostenibilità autentica, capace di orientare l’impresa e la società verso un futuro più equo, resiliente e generativo.

Considerazioni finali

In continuità con quanto già approfondito nel contributo pubblicato sul sito di Conflavoro il 28 febbraio 2025 dal titolo Normativa sostenibilità, cosa cambia con il pacchetto Omnibus della Commissione Ue, è importante sottolineare come le misure annunciate dalla Commissione rappresentino un complemento essenziale al quadro legislativo europeo in tema di sostenibilità.

Il richiamo all’EFRAG nella comunicazione del 27 marzo e la richiesta di sviluppare un parere tecnico di qualità rafforzano ulteriormente l’intento già espresso nel pacchetto Omnibus: semplificare senza rinunciare alla sostanza, alleggerire gli oneri senza perdere di vista la visione trasformativa del Green Deal.

Anche alla luce di queste connessioni normative e strategiche, il ruolo attivo del Terzo Settore resta centrale nel promuovere un modello di sviluppo orientato al bene comune, capace di attivare processi rigenerativi e antifragili, soprattutto in quei contesti in cui l’economia e la società si trovano più esposte alla complessità delle transizioni in atto.

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