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La settimana politica: dal ‘progetto Gaza’ di Trump allo scontro politico su Almasri

Dal piano di Trump su Gaza fino alla gestione comunitaria della difesa in Ue, passando per le informative di Nordio e Piantedosi in Parlamento su Almasri

La minaccia della guerra dei dazi di Donald Trump, che va ad aggiungersi alle già persistenti criticità legate alle situazioni di conflitto attorno ai confini del vecchio continente, ha segnato l’avvio in Europa di una discussione sostanziale sulla gestione comunitaria della difesa e sulla necessità di incrementare le risorse economiche da destinare alle spese militari.

Difesa Ue, piano ancora da scrivere

L’argomento è stato al centro della riunione informale del Consiglio Europeo svoltasi il 3 febbraio a cui ha partecipato anche il Presidente Giorgia Meloni, con la partecipazione speciale del Primo Ministro britannico e del Segretario Generale della Nato. Gli Stati membri dell’Unione sono per lo più favorevoli a un incremento delle risorse destinate alla difesa, tuttavia, al momento manca un piano concreto che ne definisca l’attuazione: non è stato deciso di quanto incrementare gli investimenti, né tantomeno quali devono essere le fonti di finanziamento o gli eventuali fornitori di armamenti.

Una fotografia in parte ripresa anche dalla Corte dei Conti dell’Unione Europea, organo di controllo finanziario dell’Ue con sede a Lussemburgo, che nella Relazione speciale sulla mobilità militare nell’UE evidenzia una eccessiva lentezza nella risposta militare comunitaria, prevalentemente dettata da problemi di burocrazia negli Stati membri e di scarsi investimenti alla base, che pregiudicherebbero un’efficace difesa dei confini. 

L’idea di una ‘nuova Gaza’ secondo Trump

Nel frattempo Trump ha ricevuto il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca,  prima visita di un leader mondiale dall’insediamento. Un incontro che ha fatto molto discutere, a seguito del piano proposto dal Presidente americano per la ricostruzione di Gaza.

Il progetto di Trump prevedrebbe di mantenere il territorio della striscia sotto il controllo statunitense, dapprima per la rimozione delle macerie e degli ordigni inesplosi e poi per un vero e proprio piano di ricostruzione e di sviluppo economico, che però in questo frangente comporterebbe il trasferimento temporaneo altrove dei palestinesi residenti – si parla di oltre due milioni di persone -.

Netanyahu ha provocatoriamente indicato l’Arabia Saudita quale possibile territorio ospitante, e chiaramente i nervosismi rispetto a tale affermazione non sono mancati dalla parte in causa, mentre Hamas rivolgendosi direttamente a Trump ha puntualizzato che “Gaza non può essere comprata né venduta”. 

Trump è tornato nelle ultime ore anche sull’altro grande conflitto dell’epoca contemporanea, quello in corso in Ucraina. Ha affermato di aver sentito telefonicamente il Presidente russo Putin e di aver registrato da parte di quest’ultimo una condivisione sulla necessità di porre fine al conflitto in tempi brevi. Ma al momento, il Cremlino non conferma né smentisce. 

Le informative del Governo su Almasri

La questione giustizia – o meglio, i vari filoni legati al tema della giustizia – ha continuato ad assorbire la maggior parte dell’attenzione nell’ambito della politica interna, a partire dalle informative dei Ministri Nordio e Piantedosi in Parlamento. 

Se Nordio ha parlato di “pasticcio frettoloso” della Corte penale internazionale, definendo la richiesta di arresto “irrazionale, contraddittoria e viziata nei contenuti”, Piantedosi ha invece puntualizzato che “l’espulsione di Almasri è da inquadrare nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e di ordine pubblico, giustificate dalla pericolosità del profilo del soggetto interessato”.

Le opposizioni hanno reagito in maniera incisiva contro tali dichiarazioni, a partire dal PD e dal M5S, che oltre a criticare l’azione oggetto del dibattito come scelta politica, ha criticato aspramente l’assenza del Premier Meloni in Aula. 

Segni di disgelo tra Meloni e ANM

Proprio da quest’ultima sono arrivati invece nel fine settimana i primi timidi segnali di disgelo verso la magistratura italiana. In occasione dell’elezione di Cesare Parodi a Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, il Presidente Meloni ha risposto subito positivamente all’invito avanzato dal nuovo Presidente dell’Anm dichiarando di essere propensa ad incontrarli.

Tuttavia, la categoria conferma lo sciopero generale indetto per il 17 febbraio. Medesimo atteggiamento distensivo è stato mantenuto anche dal Sottosegretario Mantovano, che intervenendo ad un evento in Puglia ha auspicato pubblicamente il superamento di questa contrapposizione.

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