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Salario minimo, Conflavoro PMI alla sottosegretaria Nisini: “Insostenibile per le imprese senza taglio costo del lavoro”

Si è tenuto ieri (14 giugno) l’incontro tra Conflavoro PMI e la Senatrice Tiziana Nisini, Sottosegretaria al lavoro, sui temi del salario minimo e della contrattazione collettiva

Senza un abbattimento della tassazione, il salario minimo rappresenta una misura insostenibile per le imprese, soprattutto per quelle di piccole e medie dimensioni, in quanto produrrebbe un ulteriore ed eccessivo aumento del costo del lavoro a carico degli imprenditori. Serve aumentare la redditività delle aziende e al contempo il potere d’acquisto dei lavoratori.

Questa la posizione presentata ieri (14 giugno) da Conflavoro PMI, in occasione dell’incontro con la Senatrice Tiziana Nisini, Sottosegretaria al Lavoro, sui temi del salario minimo e della contrattazione collettiva. 

Tagliando il cuneo fiscale e contributivo, che oggi ammonta al 60% dei salari lordi, sono sicuro supereremo anche la discussione sui salari minimi – dichiara Roberto Capobianco, Presidente di Conflavoro PMI -. Abbiamo chiesto alla sottosegretaria Nisini, che ringraziamo per la disponibilità, di farsi carico con il Governo delle nostre istanze. In particolare, l’innalzamento della No-tax area a 16 mila euro e l’introduzione di una retribuzione minima graduale e differente per i diversi settori merceologici, anche in considerazione del fatto che oggi si pagano già i contributi sul minimale INPS  per una retribuzione lorda di 7,50 euro l’ora”.

La proposta, attualmente in discussione in Parlamento, fissa il salario minimo a 9 euro lordi, retribuzione di cui gode già oggi circa l’80% dei lavoratori nel settore privato in Italia. A beneficiarne sarebbe dunque il 20% dei lavoratori (circa 2,8 milioni), a valle di un costo complessivo per le imprese che potrebbe arrivare fino a 7 miliardi di euro, al netto degli oneri sociali obbligatori e della quota accantonata del TFR.

Una soluzione concreta per Conflavoro PMI consiste nella detassazione sui rinnovi dei CCNL e sugli aumenti previsti da accordi di livello aziendale/individuale, sia a carico del datore di lavoro sia del lavoratore. Con questa proposta, il costo lordo per l’azienda equivarrebbe all’aumento netto in busta paga per il dipendente.


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